domenica 11 giugno 2023

SECONDO RESOCONTO DEL FESTIVAL FILOSOFICO DI GIBILROSSA (QUESTA VOLTA DI MARIA D'ASARO)


A Gibilrossa Filosofia fa rima con Filìa

   










Ai diari di bordo, 
appassionati e competenti, 
di Federica Mantero (qui) e di 
Augusto Cavadi (qui) sul festival della filosofia organizzato a Gibilrossa dall’1 
al 4 giugno scorso, c’è davvero poco da aggiungere. Anche perché a chi
 non c’era è difficile comunicare non tanto temi e contenuti, quanto
 il particolare stato di grazia che ha accompagnato le/i partecipanti 
durante lo svolgimento delle varie attività. Forse uno dei segreti 
della condizione di Ben-essere sperimentata da tutte/i le/i partecipanti 
è stata la Musica, intesa nelle sue molteplici accezioni di ritmo, 
ascolto di sonorità esterne, percezione di  risonanze interiori, canto:
 dalle campane tibetane fatte vibrare con sapienza da Stefano Maltese, 
alle riflessioni e alle danze guidate da Barbara Crescimanno, al violino
 suonato con eccellente virtù da Giorgio Gagliano, al suono allegro 
della chitarra di Luigi (e di Roberto!), alla voce calda e avvolgente
 di Federica, alla quale si sono unite quelle di Caterina, di Camillo 
e via via tutte le voci liete dell’allegra brigata. 
     E sicuramente è stato motivo di armonia prendere i pasti in comune, preparati da Federica e Paola con assoluto rispetto dei fratellini animali; nonché, grazie al gruppo dell’ORSA (Organizzazione Ricerche e Studi di Astronomia), immergersi nella vastità del cielo e contemplare le stelle, della cui materia siamo fatti anche noi.
      La filosofia, la riflessione comunitaria sui pensieri fondativi dell’esistenza umana, c’è stata eccome. Non si sottolineerà mai abbastanza lo spessore speculativo e la chiarezza espressiva con cui Giorgio Gagliano ci ha fatto riflettere sulla “contraddizione come condizione dell’esistenza” (nonostante una certa logica dica che non sia possibile) e ci abbia permesso di scoprire invece come non sia fondato  l’apparente contrasto tra approccio occidentale, che esclude la contraddizione come ‘falla’ logica, e approccio orientale, più complesso ed esistenziale…
Abbiamo così rivisitato il terzo principio aristotelico di non contraddizione (ma Aristotele non lo aveva chiamato così!), riscoprendone un’accezione più profonda e convincente: È impossibile che una cosa sia e non sia, nello stesso momento e dallo stesso punto di vista (È impossibile che Giorgio stia parlando e non stia parlando, ma attenzione: nello stesso momento e dallo stesso punto di vista). 
Grazie a Giorgio abbiamo scoperto (o riscoperto) un Aristotele che ci dà una regola aurea per analizzare rapporti e movimenti tra gli opposti.
   Piano piano, condotti dalla sua conversazione argomentata e appassionata, abbiamo intuito che le affermazioni del Taoismo (o Daoismo) -  «Il Tao che può essere detto non è l'eterno Tao, il nome che può essere nominato non è l'eterno nome. Senza nome è il principio del Cielo e della Terra...» 
    “Agisci senza agire… sai senza sapere” -  hanno un fondamento: la realtà funziona per et… et e non per out-out.
   E, allora, se riuscissimo a guardare agli accadimenti e alle cose come a una danza, intuiremmo la possibilità di armonizzare i momenti e i colori diversi che la vita presenta. 
    Perché, ricorda Giorgio: “Né la caduta è una caduta, né l’errore sbaglia”. E quindi,: “più abbiamo orecchio per le contraddizioni, più il sistema-vita trova un suo misterioso equilibrio… se diamo spazio agli ‘ospiti inquietanti’ forse riusciremo ad accoglierli e magari a smorzarli…
     Impossibile poi riportare l’invito all’interiorità e le suggestioni ‘di cura’ donate da Pippo La Face, psicologo e psicoterapeuta, e la grazia sapiente con cui ha condotto le meditazioni e le riflessioni nutrienti sul vissuto: “Meditare è far emergere quello che c’è qui e adesso dentro di me… è l’onesta di stare con quello che accade in quel momento… è la capacità di ‘stare’ con quello che ci tocca senza farcene assoggettare”, perché come dice il poeta Neruda “la parola è un’ala del silenzio, il fuoco ha una metà di freddo”…
   E, infine, Augusto Cavadi ha volato alto avviando una sessione di ‘filosofia in pratica’ sul tema controverso della felicità (riporto anche qui il link della sua introduzione). Riflessione alla quale hanno donato il proprio contributo tutti i presenti:
     Caterina ha sottolineato di essere d’accordo con la Costituzione Usa che sancisce il diritto dei singoli alla felicità, in quanto lo Stato ha il dovere di creare le condizioni per una felicità possibile; mentre Pietro è infastidito da questa sorta di diktat giuridico e ritiene che, comunque, il coinvolgimento verso il dolore altrui ci renda più ricettivi ed empatici; anche Anna pensa che il diritto sancito nella Costituzione statunitense sia una sorta di ‘obbligo’ e ritiene che la Felicità è essere in una certa condizione, magari  diversa per ognuno.
       Gabriella ha condiviso una sua esperienza durante un viaggio nel Mar Rosso, sottolineando che il rapporto pieno con la Natura può renderci felici e che chi ha figli ha il dovere di creare le condizioni per la loro felicità; per Giulia la felicità è accontentarsi delle piccole cose, affrontare – quasi stando a galla – la vita con saggezza e leggerezza; Paola ha detto che è importante sentire armonicamente i confini propri e degli altri e ha legato la percezione della Felicità alla capacità di provare emozioni, anche dolorose, sentirsi comunque ‘vivi’…
      Samuela ha poi sottolineato quanto il proprio carattere possa essere condizionante: ci sono persone ‘naturalmente’ felici in condizioni difficili e altre ‘naturalmente’ infelici in situazioni ottimali; ha poi affermato quanto trovare il proprio ‘daimon’, la propria ispirazione, la propria vocazione e passione di vita possa influire nell’abitare la Felicità.
     Per Maurilio spesso confondiamo la Felicità con gli eventi, con il ruolo dell’Eroe e del Vincente a tutti i costi, mentre, a suo parere, la Felicità è diluita nel percorso della vita, quasi a prescindere dai risultati: raggiungere un traguardo ci rende contenti, non felici.
    Valentina riflette sul fatto che forse solo la perdita di un figlio è l’unica esperienza umana incompatibile con la Felicità… per il resto la Felicità è compatibile con qualsiasi altra esperienza, anche dura, anche difficile, se attingiamo alla resilienza, al nocciolo duro che c’è in ognuno di noi. Lo Stato sociale è poi indispensabile ma non deve assolutamente legare Felicità e merito.
    Anche per M. lo Stato dovrebbe garantire condizioni di vita equa per tutti. La Felicità per lei è sentirsi presenti, vivi, qui e ora con tutto quello che c’è e inglobarlo dentro di sé. Felicità: sprazzi che arrivano se siamo in condizione di percepirli, specie se ci si sente “in connessione e al sicuro”.
   D’accordo con lei Giovanna, che sottolinea come Madre Teresa o i Medici senza Frontiere siano sereni pur operando in mezzo a tragedie.
     Federica ricorda l’etimologia del termine Felicità, che deriva da fertile: come un terreno è fertile se accoglie ciò che vi viene seminato, permettendo anche la crescita di erbacce magari necessarie all’ecosistema, così ciascuno dovrebbe fare spazio a tutto ciò che la natura semina in lui/lei: idee, persone, gesti… senza l’ansia di creare il giardino più bello, non escludendo a priori il dolore.
     Luisa ci ha donato una bella affermazione di Giaime Pintor: “Felicità è aiutare qualcuno a sollevarsi…”
     Per Giorgio la questione della Felicità somiglia ai dibattiti sulla Grazia divina: il volere di Dio serve, ma se non c’è disponibilità personale ad accoglierla il dono è sterile… La Felicità è dunque un movimento duplice, qualcosa che accade, ma che ci dobbiamo anche conquistare… Allora, citando anche Scoto Eriugena “un bravo pittore fa gioco di chiaroscuro” – la Felicità è dialettica di luce e ombra e si costruisce insieme…
    E poi sono intervenuti: Roberto, che richiama l’attenzione alla distorta definizione di Felicità data da Google, e manifesta gratitudine verso le riflessioni del buddismo che mettono in guardia da attaccamento, avversione e ignoranza; Camillo, che sottolinea quanto sia difficile parlare di qualcosa così difficile da definire… e azzarda comunque un’idea di Felicità legata al soddisfacimento di bisogni anche complessi; Gigi, secondo cui comunque lo Stato deve garantire le condizioni di base della Felicità; Maria, che afferma come la cosa peggiore sia chiudersi alla Vita e ricorda il nostro detto siculo “Buon tempo e malu tempo non dura tutto il tempo”, Claudia, che sottolinea come la Felicità sia legata ai desideri…
(Mi scuso se non ho riportato in modo esauriente e corretto il pensiero di ciascuno/a)
Felicità:
Connessione feconda
Grembo di Cura
Sprazzi di Luce nel buio…
Grazie
NOTA: Riporto questo post dal blog, di Maria D'Asaro, www.maridasolcare.blogspot.com  Approfitto dell'occasione per consigliare di iscriversi, gratuitamente, agli aggiornamenti sui post che la nostra bravissima amica pubblica sul suo blog. 

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