martedì 9 luglio 2019

L'ETICA ALLA PROVA

“Il Gattopardo”
Mensile
Aprile 2019
RUBRICA: “I SICILIANI (SPIEGATI AI TURISTI)”

      L’ETICA ALLA PROVA

Secondo il filosofo Immanuel Kant, se tu eviti di passare con il rosso, o di gettare un sacchetto di immondizia dal tuo balcone sulla strada, solo perché hai paura delle multe, il tuo comportamento è legale ma immorale. Moralmente apprezzabile lo sarebbe solo se tu ti comportassi civilmente per senso del dovere, non per timore delle pene. Capite bene che un adepto di questa nobile teoria kantiana, se vive a Kaliningrad    (come si chiama, adesso, Königsberg, la città natale del filosofo prussiano) o a Berlino o a Edimburgo, vivrà nel perenne dubbio interiore: sono solo nella legalità o ho raggiunto anche la maturità etica?
Lo stesso cittadino, in visita in Sicilia, potrà sperimentare la caduta di ogni scrupolo e godere di una luminosa chiarezza interiore. Infatti, dopo solo tre o quattro giorni di ambientamento, si renderà conto di essere spesso nel paese della (quasi) perfetta a-legalità. Sale su un autobus? Può timbrare o non timbrare il biglietto: nessuno gliene chiederà conto (o, se proprio passasse un controllore, potrebbe sempre vidimarlo in sua presenza). E’ tentato di posteggiare in una zona vietata o in seconda fila? Potrà farlo o evitarlo: nessuno si scandalizzerà dell’infrazione, protesterà per il disagio o gli comminerà una sanzione. Ha bisogno di liberare di tutti i mobili decrepiti l’appartamento della nonna defunta? Potrà chiamare il numero dell’azienda municipale e attendere, con pazienza, quindici o venti giorni il proprio turno, ma anche disfarsene la sera dopo cena sul marciapiedi accanto al portone di casa (meglio ancora: accanto al portone della casa del vicino). Egli sarà, splendidamente e tragicamente, solo con la sua coscienza. 
  Se dopo una decina di giorni egli continuerà a comportarsi come in Russia o in Germania o in Scozia potrà essere sicuro della sua rettitudine morale: sarà la fedeltà kantiana al dovere per il dovere (o, per lo meno, all’imperativo categorico di comportarsi individualmente come si vorrebbe che si comportassero tutti gli altri cittadini) a guidarlo nelle scelte quotidiane, non certo il timore dei rigori della legge statuale. E, una volta ritornato in patria, potrà benedire per il resto della vita il soggiorno siciliano che gli ha offerto, fra tante altre meraviglie naturali e artistiche, la controprova della sua encomiabile maturazione etica. L’isola mediterranea, infatti, gli avrà mostrato, come mai prima in vita sua, la bellezza non solo del “cielo stellato” sopra di lui, ma anche della “legge morale” dentro. 

Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com

1 commento:

germano federici ha detto...

mi sto scompisciando dalle risate. Amare.
Da molti anni mia moglie in splendida solitudine - perché io le rovinerei le vacanze - visita la Sicilia e ogni isola del Mediterraneo. La motivazione per la mia assenza? "Nessun euro a una regione che ... ecc.. ecc.. " e vai con un elenco di negatività partim incontrovertibili e partim forse.
Ovviamente, dimenticando l'elenco altrettanto (e forse ben più) impressionante delle malefatte di noi indigeni del nord.
Sono nato in un paesello (Ranzanico) in val Cavallina, posto a 600 m sopra un delizioso lago glaciale e diviso in due parti, una, la principale, a monte (si fa per dire) e l'altra, ben minore, a valle (pardon, a lago). Per noi del monte i compagni di classe elementare che abitavano sul lago erano, indubitabilmente, dei "maruchì" (necessita traduzione?), mentre noi per gli inferiori eravamo i "crof" (corvi). S'andava anche a botte. "Il cielo stellato sopra di me"? sì, per le botte. "E la legge morale ..."? non so dov'è ... Eppure eravamo, insieme, italiani e cattolicissimi! ma quanto a rispettare le leggi della coscienza (quelle dello stato neppure sapevamo che esistessero) non eravamo inferiori ai siculi.